Ambrogio Negri è stato socio del nostro Circolo dai primi anni ’80 ai primi anni 2000, mettendosi in evidenza per le sue personali rappresentazioni della realtà, in un ambiente che da sempre sostiene in prevalenza il genere della “fotografia documentaristica”. Può sembrare provocatorio che il sottoscritto, convertito da tempo alla tecnologia digitale, proponga all’attenzione dei lettori i fotocollages di Ambrogio.
Sono perfettamente consapevole del fatto che il mezzo digitale ed i più evoluti programmi di fotoritocco avrebbero consentito all’Autore di elaborare i suoi concetti con più facilità e maggior precisione tecnica. Ma nel caso dell’opera di Negri la tecnica è del tutto secondaria, prevalenti sono infatti le idee e le sue oniriche visioni con i loro messaggi.
A mio parere i contenuti espressivi delle foto di Negri vengono trasmessi con più semplicità proprio per non essere mediati da sofisticate elaborazioni che in genere creano una barriera “virtuale” fra l’autore dell’opera ed il suo fruitore.
Sono stato da sempre affascinato dai fotocollages di Ambrogio, dalla sua abilità di creare situazioni e prospettive provocatorie ed inconsuete, perfettamente aderenti all’idea sottostante, che viste oggi hanno anche anticipato le problematiche dei nostri tempi. Semplicità di rappresentazione al servizio della chiarezza e dell’immediatezza del messaggio.
Realtà ed immaginazione, ambiguità e certezze in immagini che nascono nella mente dell’autore senza alcun filtro ottico o tecnologico. Fascino della forbice e della colla, mezzi antichi che danno uno spessore anche fisico alla rappresentazione ed evocano sensazioni non consentite alla elaborazione digitale.
Guardando i fotocollages qui riprodotti, i lettori non possono verificare questa affermazione, i soggetti acquistano una particolare materialità anche per l’evidenza dell’artificioso inserimento nel contesto inventato dall’autore. Proprio gli spessori materiali delle varie parti che compongono il collage creano atmosfere particolari e trasmettono emozioni, ripeto, impossibili alle riproduzioni digitali, peraltro usate anche dall’autore nelle sue mostre. Nell’osservare gli originali di questi fotocollages ho percepito le stesse sensazioni provate quando mi è capitato di avere in mano un dagherrotipo o una stampa d’epoca
Vastissima la produzione di Ambrogio Negri. Iniziata nel 1982 conta parecchie centinaia di opere che toccano i temi più svariati: l’uomo, la donna, il sesso, la guerra, la violenza, la denuncia sociale, la vita, la morte, i sentimenti, il futuro, la satira e tanti altri, qualcuno anche per farci semplicemente sorridere.
Tutti trattati con un’incredibile fantasia in un perfetto allestimento compositivo. Fra le sue opere più conosciute, che hanno avuto importanti riconoscimenti in Italia e all’estero segnalo il portfolio “I Fantasmi di Venezia”, qui riportato solamente con sei immagini, anche se significative.
Mi pare utile riportare la breve presentazione dell’Autore: >Ho cercato di immaginare i fantasmi di Venezia, ma non sono riuscito a rappresentarli orridi e spaventosi, bensì languidi, sognanti e innamorati. Tristi nel rimpianto di non aver dato, in vita, più spazio all’amore. Davanti, dentro fastose dimore, sulle rive, nelle piazze o sui ponti, allacciati in festosa danza. Prostrati e costernati da un inappellabile addio.