La Royal Meteorological Society britannica ha scelto uno scatto di Montini tra gli oltre 8.900 inviati da 3.300 fotografi di 114 Paesi come vincitore del concorso annuale dedicato alle immagini che immortalano fenomeni meteorologici.
Questo è l’ultimo grande successo di un fotografo appassionato, non professionista, che da tanti anni partecipa alle attività concorsuali organizzate da diverse associazioni fotografiche nazionali ed internazionali.
Nella classifica di tutti i tempi della FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) è al primo posto per i risultati ottenuti nel corso degli anni in concorsi.
Spesso i fotografi che si dedicano ai concorsi non sono considerati per le loro reali capacità narrative in quanto le foto in tali manifestazioni sono giudicate prevalentemente come opere singole. Come potrete vedere non è sempre così, le foto qui realizzate da Montini in vari contesti dimostrano la sua capacità di cercare, documentare e rappresentare con abilità e creatività eventi naturali e reportage di viaggio in location poco conosciute.
Grazie Giulio per l’intervista che ci hai gentilmente concesso.
Come ti sei approcciato alla fotografia e quale è stata la tua formazione?
Da ragazzo facevo atletica a livello agonistico. Le mie giornate erano impegnate prima dallo studio, poi dal lavoro e dagli allenamenti. Nel 1984 feci la finale dei campionati italiani all'Arena di Milano e subito dopo decisi di abbandonare l'atletica. Per sopperire al vuoto lasciato da questa attività decisi di comperare una macchina fotografica. Così fino al 1989 ho scattato come un perfetto dilettante autodidatta, frequentando un Fotoclub. Il mio istinto agonistico, mi portò presto a provare a partecipare ad alcuni concorsi. I primi furono giustamente disatrosi, ma intanto “rubavo” tecnica e capacità di leggere la luce all'amico Fernando Mattaboni, aggiungendo alle mie foto un’innata creatività, e queste foto creative furono proprio il mio trampolino di lancio. Mi iscrissi alla FIAF e tra la fine del 1992 e tutto il 1993 vinsi ben 11 primi premi in concorsi validi per la statistica FIAF, ritenuti tra i più difficili della Federazione. Quindi direi che la mia formazione è stata sicuramente da autodidatta, cercando di imparare da quei fotografi che reputavo più bravi di me.
Quando e come ti sei avvicinato al digitale?
Il mio approccio con il digitale è iniziato nel 1998. Decisi di comperare un PC e uno scanner per diapositive, perchè iniziavo a vedere un deterioramento su alcune diapositive e quindi volevo digitalizzarle. In questa occasione ho conosciuto Photoshop e mi accorsi ben presto che questo programma poteva fare grandi cose, bastava essere capace di usarlo. Iniziai a rompere le scatole a tutti quelli che conoscevo che già lo usavano e partecipai a un corso organizzato dalla Regione Lombardia. Nel 2000 iniziai il lavoro di “Omaggio a Magritte”, realizzando 12 immagini, dove all'interno di mie fotografie inserivo particolari dei quadri del pittore, creando un mio personale surrealismo. Fu un grande successo. Nel 2005 iniziai a scattare completamente in digitale.
Quanto è importante la post produzione nelle tue foto?
Attualmente la postproduzione è una fase decisamente importante nella presentazione delle mie immagini. I file raw spesso non rispecchiano la realtà a livello cromatico e quindi il primo sviluppo in camera raw è indispensabile. Cerco di realizzare in Camera raw almeno il 70% del lavoro necessario per la foto finale. Dopo di che inizia la fase creativa. Utilizzo una serie di plug in, dei quali uso non più di 4 funzioni e lavoro le mie foto su vari livelli, applicando i filtri (prevalentemente di contrasto o di morbidezza) solamente nelle zone dove serve, mai su tutto il fotogramma. Questa tecnica che ho messo a punto, mi permette di ottenere una tridimensionalità che è diventata una caratteristica delle mie immagini.
Direi che la tua postproduzione, pur essendo fondamentale nelle tue foto, è praticata in modo discreto e realistico con il solo fine di rappresentare con efficacia la situazione che stai vivendo al momento dello scatto. Un’altra curiosità: cosa ti spinge alla continua partecipazione ai concorsi dopo tante e im-portanti affermazioni?
L'interesse per i concorsi, come detto in precedenza, ora continua per mantenere la leadership che mi sono guadagnato nel corso degli anni, conseguendo molte ammissioni e premi. Il mondo dei concorsi è molto cambiato negli ultimi anni e se non fosse per la motivazione appena detta, avrei anche smesso di farli.
Quali sono i tuoi soggetti e /o situazioni preferite?
Il mio genere fotografico preferito è sicuramente il reportage di viaggio. Prima del Covid ho avuto modo di viaggiare molto. I principali paese che ho visitato sono Cina, Thailandia, Marocco, Nepal, India, Romania, Islanda, Indonesia, Etiopia, Madagascar, Vietnam e molti altri paesi europei. In molti di questi viaggi sono partito con un progetto ben preciso, in altri ho fotografato alla giornata. I miei soggetti preferiti sono le persone, ritratte negli ambienti dove vivono quotidianamente, ambienti nei quali posso raccontare una storia. Con l'uso del grandangolo sono costretto ad avvicinarmi molto ai miei soggetti e quindi ho bisogno di creare con loro un feeling particolare. La domanda più comune che mi viene fatta da chi guarda le mie foto è come faccio ad avvicinarmi così tanto ai soggetti senza alterare il loro naturale atteggiamento. Per me è semplice. Quando identifico la situazione interessante e quindi il personaggio che diventerà protagonista della mia foto, cerco di avvicinarmi molto lentamente e prima di scattare cerco un suo consenso con gli occhi. Poi mi pongo alla sua altezza, anche sdraiato per terra se è il caso, inizio a scattare tenendo l’inquadratura larga e dopo i primi scatti inizio ad avvicinarmi, fino ad arrivare alla distanza ideale per il mio progetto. Voglio che chi guarda le mie fotografie possa entrare nell'immagine e come lo sono io al momento dello scatto.
Vuoi raccontarci come è nata la foto che ti ha fatto vincere il premio di miglior fotografo in campo metereologico dello scorso anno?
La foto è stata scattata tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre del 2017 ad Airuno (nel Lecchese) dal Santuario della Madonna della Pace alla Rocchetta, che si trova sulla sommità di una collina a picco sul fiume Adda. Un luogo molto noto fra gli appassionati di fotografia della zona. Bisogna arrivare presto alla mattina, sfidando il freddo, per conquistare i posti migliori da cui scattare, dietro la balaustra che è davanti alla chiesa. Lì c'è spazio solo per quattro persone e quattro cavalletti". Lo scatto tanto apprezzato dalla Royal Meteorological Society è stato realizzato intorno alle 7 del mattino. Il particolare effetto immortalato dura al massimo una ventina di minuti. Se fossi arrivato troppo presto il sole sarebbe stato ancora nascosto dalle montagne, mentre troppo tardi la luce sarebbe diventata eccessivamente forte. Anche il giorno è stato scelto con cura, appena due settimane prima il sole sorgeva più a sinistra rispetto a quell'inquadratura. Naturalmente ho avuto anche un pizzico di fortuna, che non guasta mai.
A dicembre 2019 è uscito il mio primo libro, dal titolo “PEOPLE”. Ce ne vuoi parlare?
È un libro fotografico dedicato alla gente, nel quale ho cercato di raccontare l'essenza dell'essere umano, nei diversi paesi che ho visitato. La cosa più difficile nel realizzare il libro, è stata la scelta delle fotografie. Mi sono reso conto di avere tantissimo materiale, ma purtroppo ho dovuto fare una selezione e così ogni volta che sfoglio “People” penso alle immagini che avrei voluto mettere e che invece sono rimaste nel cassetto. Ma questo mi rincuora, perchè vuol dire che un “People” 2, o qualcosa di simile, è già nell'aria.
Bene Giulio, non possiamo che augurarti di poter soddisfare questo tuo desiderio. Ci fa piacere segnalare che “People” è acquistabile nelle librerie e online, oppure si può richiedere scrivendo una email all’autore (montimes@alice.it).