«In Messico, in un remoto cimitero i tempi della vita e della morte si sovrappongono. Lontano anni luce dai flash artificiali delle grandi città la luce assume la forma di una chiave che utilizzo per aprire spiragli nella realtà: qui il mondo dei vivi e quello dei morti si prendono la mano. In questo luogo trovo “La luce necessaria” per affrontare paure e parlare ai fantasmi. Cerco di documentare l’interazione tra me, i miei soggetti e il labile confine che sto esplorando. In questo luogo confondo il reale con l’immaginario, ed è proprio lì che la luce necessaria mi permette di vedere, come un riflesso, “la sorella del sonno”. Mi lascio prendere per mano e riesco a camminare in equilibrio sul confine sottile e quasi invisibile tra la vita e la morte».
Così Lorenzo Zoppolato introduce il suo lavoro “La luce necessaria”.
Questo è il nostro secondo incontro con fotografi che interpretano il “Dia de los Muertos”, la tradizionale festa durante la quale il popolo messicano ristabilisce il contatto con i suoi defunti. A differenza del lavoro di Giuseppe Cardoni, le cui fotografie sono scattate in ambiente cittadino, qui non compare il distretto abitato, le immagini sono ambientate attorno al piccolo cimitero di una cittadina nota per la tradizione sciamanica, situata tra i monti ricoperti di foreste della provincia di Oaxaca in un paesaggio spesso avvolto da nebbia o nubi basse.
Zoppolato ha scelto di allontanarsi dalla confusione, dalle luci, dal rumore delle città per fare emergere il silenzio, un silenzio necessario per indagare il senso del lutto, l’evocazione dei morti, il labile confine tra vita e morte, cioè l’aspetto mistico di questa commemorazione; e così le immagini sono dominate dal silenzio, accentuato in alcune foto anche dalla nebbia o dal fumo dei bracieri e delle candele. Più volte compaiono immagini che ci riconducono alla nostra cultura atavica. Vi troviamo il fantasma col cappello, i paesaggi quasi sempre “presidiati” dalla presenza di croci, l’immagine archetipica del Golgota rievocata nella foto con le nubi basse e le tre croci, l’apparizione ricorrente del cavallo che rimanda alla guida delle anime nel loro percorso verso la sede ultraterrena.
Molte delle figure, che siano uomini, cani o cavalli diventano impalpabili, galleggiano in un’atmosfera surreale e, mancando di volume e di movimento, contribuiscono a realizzare l’atmosfera mistica nella quale si sovrappongono e si confondono i mondi dei vivi e dei morti. Pochi personaggi sono “sicuramente vivi”, come l’uomo col cappello che si staglia contro la parete verde, la bambina che accende le candele con la mamma o come la mamma seduta sulla tomba con in grembo la testa della figlia addormentata; gran parte degli altri personaggi ha una fisicità dubbia.
Zoppolato è andato lontano da casa sua per allontanarsi dal suo vissuto, per facilitare con questa distanza l’approccio ad una realtà astratta; le sue immagini interpretano la vicinanza delle due realtà di vita e di morte, come si realizza nella tradizione più spirituale del “Dia de los Muertos”.