Nino De Pietro, socio del Circolo Fotografico Milanese dagli anni ‘50 alla fine degli anni ‘70 è morto nell’agosto del 2021 all’età di 100 anni. La sua figura di fotografo presenta diverse sfaccettature che rendono interessante la sua attività soprattutto alle generazioni di fotografi più giovani.
I suoi primi lavori degli anni ’50 risentono di una forte impronta neorealista ispirata dal cinema di Roberto Rossellini, Vittorio De Sica e Luchino Visconti. In questo periodo gira per le strade di Milano alla ricerca di scorci non convenzionali; privilegia le zone un tempo considerate periferiche come ad esempio quelle dei navigli, i cortili delle case di ringhiera o anche i luoghi dove erano ancora presenti le tracce delle incursioni aeree della seconda guerra mondiale.
Nella sua indagine accurata le persone compaiono spesso, ma per lo più riprese nel contesto dei luoghi frequentati: lavoratori, bambini che giocano in strada, le celebri lavandaie dei Navigli, ma anche personaggi famosi come ad esempio l’attore milanese Piero Mazzarella ritratto in un cortile dell’Alzaia Naviglio Pavese. Il suo stile è prettamente documentaristico, non disgiunto però da una vena formale che indugia in inquadrature di ricerca “artistica”. Tuttavia par di notare un certo leggero distacco dell’Autore, come se il fotografo volesse porsi al di sopra delle parti: non voler dare maggior peso alle persone né prestare maggior attenzione per i luoghi, come a bilanciare in misura equanime le diverse componenti dell’immagine.
La sua visione neorealistica lo porta a misurarsi con ambienti diversi da quello milanese, come ad esempio nel caso dei pescatori campani.
La fase successiva è dominata dall’utilizzo del colore al posto del classico bianconero che in quegli anni dominava nella fotografia di reportage. L’evoluzione è stata probabilmente influenzata anche dal suo lavoro alla Kodak con la qualifica di Photographic Promotion Specialist. In questo periodo usa soprattutto le pellicole invertibili Kodachrome ed Ektachrome, mentre per gli scatti in bianconero adoperava la Kodak Tri X Pan.
Chi lo ha conosciuto al Circolo Fotografico Milanese lo descrive come appassionato polemista a sostegno della fotografia a colori, che, secondo lui, offriva maggiori opportunità di creazione artistica. Viceversa, non era particolarmente partecipe alle attività del Circolo, che in quegli anni vedeva come fumo negli occhi la fotografia a colori e ancora di più la fotografia di ricerca. In effetti gli ultimi lavori che sono ricordati dai soci del CFM degli anni ’70 sono le immagini di manifesti strappati con i quali componeva dei collage surreali.
Nell’ultima fase della sua vita attiva come fotografo e artista, Nino De Pietro lascia il lavoro alla Kodak, abbandona il Circolo Fotografico Milanese e apre uno studio in uno dei luoghi da lui più amati, il Vicolo dei Lavandai, che all’epoca non era ancora diventato un luogo modaiolo e centro della movida come lo è attualmente. Nel suo studio Nino De Pietro alterna la fotografia alla pittura, riuscendo ad affermarsi sia come fotografo sia come pittore.
Le foto presentate da “Il Milanese” provengono dall’archivio della FAF Toscana – Fondazione Alinari per la Fotografia. Sono state privilegiate le foto che documentano la “vecchia” Milano, anche per far vedere come erano i luoghi che oggi appaiono profondamente modificati.